La danza è un importante strumento di espressione globale della persona, una forma di manifestazione delle dimensioni profonde della natura umana. La sua capacità di sostenere il benessere attraverso la manifestazione delle emozioni era già nota in molte popolazioni primitive che, attraverso i balli tradizionali, mimavano i propri stati affettivi individuali o di gruppo.
A partire dall’osservazione dei benefici sul corpo e sulla mente sono state sperimentate tecniche di utilizzo della comunicazione non verbale attraverso la danza, giungendo con il danzatore e coreografo slovacco Rudolf Von Laban all’uso del movimento per l'espressione delle emozioni, mettendo a punto il metodo che è stato definito “il dramma della danza”. In questa prospettiva il movimento comincia ad essere inteso anche come uno strumento che rivela molte caratteristiche individuali, come gli stati d'animo e la personalità. In quest’ottica, che oggi rappresenta il fondamento di gran parte della “danzamovimentoterapia”, il corpo in movimento viene analizzato considerando quattro elementi come indicatori della realtà del soggetto quali peso , spazio, corpo e flusso, creando il sistema di analisi del movimento definito “Laban Movement Analysis” e la relativa metodologia “Effort-Shape”.
Il vero e proprio termine “danzaterapia ” comincia a diffondersi all’inizio del Novecento grazie al contributo di due ballerine professioniste della cosiddetta “modern dance”: M. Chace e T. Schoop. Esse hanno fatto esperienza in prima persona del superamento delle tradizionali e rigide tecniche di danza classica cominciando a concentrarsi sul piacere di ballare e sul benessere che la danza è in grado di regalare, sostenendo l’espressione con il corpo e sulla musica attraverso forme spontanee di movimento. Le loro più famose applicazioni della danzaterapia hanno coinvolto principalmente reduci di guerra con problematiche di depressione, psicosi o forme di isteria.